La mia mente sente come una brama di vedere e conoscere qualcosa di grandioso, qualcosa che sia una e indivisibile – ed è soltanto con la fiducia in questo che le rocce o le cascate, le montagne o le caverne, mi danno il senso del sublime o del maestoso!
Coleridge a Thelwall, 14 ottobre 1797
Il Romanticismo copre, a grandi linee, il periodo che va dalla Rivoluzione francese del 1789 all’ascesa al trono della regina Vittoria nel 1837. È un movimento di difficile definizione, non uniforme e non del tutto consapevole di se stesso.
Il Romanticismo ha, di fatto, alcune caratteristiche che lo distinguono dalla precedente età dell’Illuminismo.
Laddove l’Illuminismo poneva l’enfasi sull’oggettività e la ragione, il Romanticismo guardava agli aspetti più soggettivi e irrazionali della natura umana: l’emozione, l’immaginazione, il genio, l’introspezione, le reazioni dell’uomo di fronte al mondo naturale.
L’età romantica ha prodotto una straordinaria fioritura di scrittori, artisti e musicisti in tutta l’Europa: in letteratura, personaggi come Goethe, Rousseau, Puškin e Hugo; nella pittura, Turner, Constable, Delacroix, Géricault e Friedrich; nel campo della musica, Beethoven, Schubert e Berlioz.
Per quanto riguarda la poesia inglese, sei sono i suoi maggiori esponenti: William Blake, William Wordsworth e Samuel Taylor Coleridge costituiscono la prima generazione, e Lord Byron, Percy Bysshe Shelley e John Keats rappresentano la seconda. Questi scrittori – nessuno dei quali avrebbe considerato se stesso un poeta romantico – produssero opere diverse e con tratti distintivi particolari. Condividevano, però, la sensazione di contribuire a un periodo di cambiamento politico, sociale e intellettuale di vasta portata.
"La letteratura dell’Inghilterra", scriveva Shelley in Una difesa della poesia, "è sorta, come dire, da una nuova nascita… viviamo tra filosofi e poeti tali da superare al di là di ogni paragone ognuno di quelli che si erano imposti a partire dall’ultima lotta nazionale per la libertà civile e religiosa".